LA STORIA DI MOUSSE

 

 



 

 

Sono nato in una notte serena, il cielo solcato dalle stelle cadenti. L’angolino del garage che la mia mamma aveva scelto come nido era riparato ed accogliente, ma gli umani hanno la mania dell’ordine… Così un pomeriggio ho sentito un gran trambusto, poi strilli, voci forti, quindi due grosse mani mi hanno sollevato e messo in una cassa, fuori dal garage, sotto il sole d’agosto. Pensavano fossi un topo (che offesa), morto per giunta! Ma cosa potevo farci se avevo appena fatto una bella scorpacciata di latte, avevo tanto sonno, ed ero così piccolo che i miei occhietti non si erano ancora aperti? Dei bambini avevano però sentito tutto e, incuriositi, sono venuti a dare un’occhiata. Loro almeno hanno capito subito che non ero per niente un topo e cuori più gentili hanno riportato la cassetta in cui dormivo in garage. Quando all’imbrunire la mia mamma è tornata, ha capito che lì non ero al sicuro e mi ha portato via. Non potevamo saperlo, ma il GAR era stato allertato e qualcuno era già sulle nostre tracce. I giorni trascorrevano sereni e io mi irrobustivo. Cominciavo a vedere meglio e a muovere i primi incerti passetti, alla scoperta del mondo. Sono un micetto curioso, ma allora non avevo molta esperienza di gravità e cose del genere, per cui sono caduto dietro la grossa catasta di legna che mi ospitava. Chiamavo la mamma in aiuto, ma lei poteva fare ben poco: ero troppo in basso e non riusciva a raggiungermi. La mia voce era stata udita anche dai proprietari della legnaia, che però non riuscivano a capire da dove venisse, perché l’eco dei miei richiami giungeva da direzioni diverse. Per due giorni e due notti ho chiamato soccorso, finalmente braccia robuste hanno smontato quasi per intero la grossa catasta addossata al muro e mi hanno tirato fuori di lì. Ero un ranocchietto esausto, affamato e impaurito, ma vivo! Sono stato avvolto in una morbida copertina e mi sono addormentato al ritmico ondeggiare di un trasportino: mi stavano portando al sicuro, il GAR mi aveva ritrovato. Ma la mia mamma dov’era? Quella stessa sera, mi sono risvegliato dentro una lunga gabbia grigia. Ho chiamato la mamma, che non ha tardato ad arrivare. Ma lei non voleva saperne di entrare a prendermi. Se la montagna non va a Maometto… solo che non era così facile, perché non camminavo ancora bene e il pavimento era liscio e scivoloso. Per molto tempo mi ha incoraggiato ad uscire e io ci ho provato e riprovato. Alla fine si è allontanata, lasciandomi di nuovo solo, almeno così credevo. Ancora la copertina morbida, l’ondeggiare del trasportino… nonostante la disperazione ho ceduto al sonno. Un profumo delizioso mi ha però risvegliato poco dopo: latte buono di micia!! (non quello di mucca, che fa venire il mal di pancia!). Non era buono come quello della mia mamma e dovevo succhiarlo fuori da un coso gommoso sul davanti e plasticoso dietro. Non è stato facile, ma ho imparato a fare anche questo.

Due giorni erano passati e mi ero abituato ormai ai suoni e agli odori di quello che gli umani chiamano casa. Ero nutrito e coccolato, ma la mia mamma mi mancava immensamente… Ignoravo che una collaboratrice del GAR nel frattempo era già riuscita a prenderla e che, dopo essere stata accuratamente visitata e sterilizzata, stava giungendo da me. Quella sera il mio riposino è stato interrotto da un odore penetrante: di fronte a me stava un gatto adulto mezzo addormentato, ma che aveva qualcosa di familiare… Non l’ho riconosciuta subito, la mia adorata mamma, perché anche lei aveva avuto la sua avventura e portava su di sé molti odori non proprio piacevoli per un micio. Ma quanta felicità ha colmato poi il mio piccolo cuoricino!!! Anche la mia mamma all’inizio era un po’ scettica, ma poi mi ha riconosciuto, leccato e gioiosamente accolto tra le sue zampe. Ora ho dimenticato la paura di quei giorni e sono strafelice! Perché la mia mamma è una micia super ed è anche molto bella, proprio come me.

Mousse (o Moussi-Mousse per chi non mi considera un topo!)

 

(Quest’avventura avrebbe potuto avere un esito diverso senza il tempestivo intervento del GAR, che fin dalla prima segnalazione si è attivato e in brevissimo tempo è riuscito a farmi avere la trappola e il sostegno logistico necessario. Grazie quindi al GAR e a tutti i suoi collaboratori/trici per il loro preziosissimo aiuto. E un grazie di cuore va anche alla Dr.ssa Volonté, per le cure prestate a mamma e piccolo e per la sempre cordiale disponibilità. Paola)