Per i diritti di tutti gli animali
   

 

 

il punto di vista della psicologia

     
  Torna indietro

 
Come trascorrono il tempo gli animali dei circhi
340 Psicologi contro circhi e zoo
Dietro le quinte del “Ringling Bros. and Barnum & Bailey Circus”
Contro zoo, sagre e circhi con animali

GRUPPO DI STUDIO SULLE
TRADIZIONI VIOLENTE:

www.tradizioniviolente.org

 
Il circo con animali
I metodi di addestramento
La parola ai circensi
Animali in catena
Le conseguenze fisiche e psicologiche
Gli incidenti
Alcuni dati a livello mondiale

 


I BAMBINI E GLI ANIMALI NEI CIRCHI

DOTT. CAMILLA PAGANI
(Relazione  presentata al Senato in Italia il 23/9/1998 a sostegno  del  PdL contro l'uso degli animali nei circhi)

Negli ultimi trent'anni la ricerca psicologica si è occupata sempre più frequentemente del rapporto del bambino con  l'animale ed ha analizzato tale rapporto come parte integrante del  normale processo  di  socializzazione del bambino. Il  rapporto  con  gli animali  infatti  non  deve essere considerato  come  un  aspetto secondario  della  nostra vita  sociale, secondario  soprattutto rispetto al rapporto con i nostri simili. La ricerca  psicologica ha dimostrato che esiste generalmente negli individui una stretta connessione tra gli atteggiamenti e i comportamenti nei  riguardi degli animali e gli atteggiamenti e i comportamenti nei  riguardi delle  persone.  Le due aree in cui questa  connessione  è  stata rilevata sono state quella della violenza e quella dell'empatia.

Per quanto riguarda l'area della violenza è stato dimostrato che i bambini e gli adolescenti che sono crudeli verso gli animali  manifestano  spesso vari tipi di disturbi  psicologici  e  in particolare  atteggiamenti  e comportamenti aggressivi  verso  le persone.  Inoltre  da adulti  possono  manifestare  comportamenti ripetutamente violenti e pericolosi
nei confronti dei loro  simili.  Nel 1987 nella revisione del DSM-III (Manuale diagnostico  e statistico  dei disturbi mentali) dell'Associazione  Psichiatrica Americana è stata inserita la violenza fisica nei confronti degli animali  tra i sintomi del disturbo della condotta,  un  disturbo che generalmente viene diagnosticato per la prima volta  nell'infanzia o nell'adolescenza e che viene definito come "una modalità di comportamento [...] persistente in cui i diritti  fondamentali degli  altri  o le principali norme [...] sociali  [...]  vengono violate."  Voglio  ricordare a questo proposito che nel  1996  il senatore americano William Cohen ha presentato  un'interpellanza  al  Congresso perché la violenza dei bambini e degli  adolescenti verso  gli  animali  non sia considerata  come  un  comportamento isolato ma come sintomo ed elemento costitutivo di un quadro  più generale  di  violenza. Nel suo intervento il Senatore  Cohen  ha citato  un fatto di cronaca: nel 1993 un ragazzo di tredici  anni aveva  ucciso  un  bambino di quattro anni.  L'anno  prima  aveva strangolato  il 
gatto dei vicini. Purtroppo si  sono  verificati numerosi casi simili sia negli Stati Uniti che altrove. La ricerca  psicologica ha anche dimostrato che in una famiglia  violenta che  ha un animale domestico sono spesso  presenti  comportamenti violenti  non solo nei confronti di uno o più membri della  famiglia ma anche nei confronti dell'animale. I comportamenti
violenti  nei  confronti dell'animale possono  essere  manifestati  sia dagli adulti che dai bambini.Per quanto riguarda l'area dell'empatia (per empatia intendo la capacità di un individuo di immedesimarsi in un altro  individuo sul piano cognitivo e su quello affettivo) la ricerca  psicologica ha dimostrato che sviluppando nel bambino un atteggiamento di  compassione e di rispetto verso gli animali questo  atteggiamento  può a sua volta generalizzarsi ed estendersi  agli  esseri umani. Il rapporto fra il bambino e l'animale rappresenta un'utilissima situazione all'interno della quale è possibile portare il bambino a quella difficile conquista del percorso di  socializzazione che è la "comprensione
del diverso" e quindi alla formazione  di atteggiamenti di tolleranza, di rispetto e di affetto  per gli esseri umani. L'empatia è infatti l'antagonista più  efficace della violenza.

Lo spettacolo degli animali nei circhi è molto  diseducativo per  i  bambini e per molti di loro anche  molto  conturbante. I bambini oggi sanno, sia per le maggiori informazioni che ricevono tramite  i mass media sia per una più  diffusa  sensibilizzazione ecologica  di cui spesso la scuola si è fatta portavoce, che  gli animali selvatici vivono molto meglio
nel loro habitat naturale e che  comunque tutti gli animali, sia quelli selvatici che  quelli domestici,  non  vivono bene in gabbie, costretti  ad  apprendere comportamenti  molto  complessi, inutili, grotteschi e  per  loro innaturali, che umiliano la loro dignità e la loro  intelligenza. Quelli che i bambini vedono al circo non sono infatti gli animali nella
libera espressione delle loro specifiche caratteristiche ma animali  spesso ridotti ad esseri artificiosi e  caricaturali.  I bambini a livelli più o meno profondi percepiscono questo spettacolo come un messaggio di prepotenza perpetrata dagli umani verso individui più deboli. Questo spettacolo può costituire un modello di apprendimento sociale molto pericoloso e può plasmare il  rapporto  dei bambini sia verso gli animali che verso le persone.  I bambini  possono giungere alla conclusione che  la  sopraffazione del  più forte nei riguardi del più debole sia  un  comportamento accettabile
e che quindi sia lecito imitarlo. Tutto questo  inoltre  può contribuire a determinare quel fenomeno ampiamente  studiato dagli psicologi sociali che è l'assuefazione alla violenza. Un'altra conseguenza sul piano psicologico è costituita dal fatto che i bambini, che molto facilmente si identificano anche con gli animali che vedono nel circo, imparano che esistono
adulti cattivi, prepotenti e violenti. I bambini possono quindi sviluppare un atteggiamento  di  sfiducia nei confronti degli adulti, che  non contribuisce  certamente  ad  una  positiva  socializzazione  dei bambini stessi. Nell'attuale momento storico caratterizzato da un sempre  più diffuso disagio giovanile e da un'escalation di  violenza tutti questi elementi dovrebbero essere presi seriamente in considerazione.

Vorrei anche ricordare che nel 1986 un gruppo internazionale di  esperti, riunitosi all'Università di Siviglia  sotto  l'egida dell'UNESCO,  ha  redatto un documento  scientifico  sulle  cause della violenza e sulla necessità di diffondere le conoscenze  che la  scienza  ha  acquisito su di essa. Il documento,  in  cui  si sostiene che le cause della violenza sono legate a fattori socioculturali,  è  stato chiamato "Dichiarazione  di  Siviglia  sulla violenza". Presso l'Istituto di Psicologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche è stato avviato un progetto (di cui è responsabile il Prof. Francesco Robustelli e di cui faccio parte) per  la diffusione  di  questo  documento in  Italia,  soprattutto  nelle scuole.  Il  rapporto  del bambino  con  l'animale,  lo  sviluppo dell'empatia,  la prevenzione della violenza nei confronti  delle persone e degli animali sono parte integrante del progetto  stesso.

Per concludere vorrei far rilevare che nulla è più educativo dello spettacolo della libertà e del rispetto per gli altri.

scarica la relazione