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CACCIA ALLE FOCHE

C’è un periodo dell’anno per sciare, un altro per surfare
e poi c’è quello per massacrare le foche. Ebbene sì,
in alcuni paesi uccidere i pennipedi non soltanto è legale ma è persino… uno sport.
 Anzi, uno sport “a fin di bene” considerato che alcuni governi
considerano la caccia alle foche come un’azione necessaria per l’economia locale.

ARTICOLO DI ALESSANDRA PROFILIO
tratto da www.terranauta.it

Ogni anno, soprattutto in Norvegia e in Canada, si ripete il macabro rituale della strage delle foche, uccise
per fornire al mercato mondiale prodotti ricavati da diverse parti dell’animale: la pelle (utilizzata dagli esquimesi per realizzare coperte, tende, stivali e un tempo anche giacche a vento, mentre in Europa è impiegata soprattutto nel settore dell’abbigliamento per la realizzazione di pellicce e altri indumenti in pelle di foca); il grasso (usato in particolare per lucidare le calzature in pelle); l’olio (impiegato nel settore alimentare e cosmetico) e gli organi genitali maschili (per la preparazione di afrodisiaci).

Quante vite costa tutto questo? Oltre 330mila foche ogni anno vengono legalmente uccise in Canada. In questo paese la stagione della caccia si apre il 15 novembre e si conclude il 15 maggio ma la vera carneficina si concentra fra l’inizio di marzo e la fine di maggio, periodo in cui nascono i cuccioli… cuccioli che il più delle volte non sopravvivono più di qualche mese: troppo morbido e candido il loro manto per non allettare i crudeli cacciatori.

Sebbene il governo canadese sostenga che le uccisioni avvengano nel modo più umano possibile, la realtà, documentata da giornalisti ed associazioni animaliste, è che l’uccisione dei piccoli, spesso con poche settimane di vita, avviene con modalità estremamente crudeli: i teneri mammiferi vengono prima colpiti ripetutamente con un bastone, l’hakapick (un bastone di legno della lunghezza di 70cm con all’estremità un uncino metallico), poi trascinati sul ghiaccio con uncini di acciaio e infine, spesso, scuoiati vivi. Inoltre, il numero degli esemplari assassinati supera di gran lunga la cifra consentita.

Perché il massacro è lecito?

La giustificazione della strage che il governo adduce è che la caccia alle foche costituisce in Canada “l’uso sostenibile di una risorsa disponibile e rinnovabile” oltre che “una delle pochissime opportunità economiche per quelle regioni remote e rurali”.

Tralasciando il fatto che, personalmente, mi appare quanto meno inopportuna l’espressione “risorse disponibili e rinnovabili” in riferimento alla vita e la morte di essere viventi, davvero quella delle foche non è una specie a rischio? Squadre di esperti che hanno studiato il caso testimoniano che, a causa della rottura del ghiaccio dovuta ai cambiamenti climatici, il numero di questi mammiferi è notevolmente diminuito. Molti cuccioli, infatti, non sapendo ancora nuotare, quando cadono in acqua muoiono affogati.

Altro famigerato teatro di morte delle foche è la Norvegia, dove la caccia è in continuo aumento. Il governo norvegese ritiene quest’attività un’accurata gestione delle risorse e ne afferma la necessità per proteggere le specie ittiche, alcune delle quali destinate al consumo umano. In realtà il depauperamento dei mari del Nord è dovuto soprattutto all’iperpescagione. Per mantenere le colonie di foche “a giusto livello” ogni anno vengono uccisi circa 35000 esemplari. Inoltre, dal 2004, il Parlamento norvegese ha introdotto la possibilità per i turisti stranieri di partecipare alla caccia alle foche che vivono nella zona costiera. Ed ecco così che uccidere è diventato uno sport a tutti gli effetti con tanto di trofeo al vincitore: per ogni animale ucciso i turisti stranieri ricevono un premio in denaro.

Accanto a questa crudele forma di turismo basata sull’uccisione ve ne è un’altra che consiste invece nell’ammirazione dei cuccioli. Il Seal Watching permette infatti di assistere ai magnifici momenti della nascita e dei primi giorni di vita dei piccoli di foca. Un meraviglioso spettacolo naturale ed una forma di turismo che dovrebbe essere valorizzata e promossa come valida alternativa alla grande carneficina che da ormai troppi anni si ripete.