INTERVISTA AL DOTT. STEFANO BO

 
  Ma la soppressione è veramente una soluzione etica e scientificamente accettabile?
Abbiamo chiesto al dott. Stefano Bo (*), un esperto a livello internazionale di malattie infettive feline, un parere scientifico sulla questione.
Come prima cosa abbiamo chiesto al dott. Bo se esista una qualche seppur minima possibilità di contagio tra gatti FIV positivi e umani, o altri animali domestici.
La risposta è stata un "no" secco ed inequivocabile. Aggiunge anzi che "esistono pochissime malattie che possono essere trasmesse dal gatto all’uomo (es dermatofitosi, micosi cutaneee, toxoplasmosi, che sono difficili da contrarre e comunque trattabili). Il gatto può infettarsi con FIV/FeLV ma nessuna di queste è trasmissibile all’uomo o ad altri animali domestici come cani,conigli, piccoli roditori".
Ci sarebbe quindi solo il rischio psicologico per dover convivere con un gatto malato e dal destino segnato?
"Ma no, un gatto FIV che vive in casa, che viene trattato secondo i criteri di buona salute, che non ha rischi di infezioni da altri agenti, è un gatto che può vivere bene 10, 12 anni: praticamente tutta la durata della sua vita senza manifestare la malattia. Anzi, il gatto FIV per poter vivere bene dovrebbe essere quasi "isolato" in modo da non correre il rischio di contrarre altre malattie che possono influire, attivandolo, sul sistema immunitario. Quindi proprio l’adozione e "l’isolamento" in un ambiente domestico confortevole è l’approccio più indicato per "salvare" un soggetto FIV. Per un gatto FeLV positivo invece il discorso è un po’ diverso, perché ha statisticamente un 70% di possibilità di morire di qualche malattia legata alla FeLV nell’arco dei successivi 3-4 anni. Mentre l’aspettativa di vita per i gatti FIV é di 8-10 anni, per il 70% dei FeLV è di 3-4 anni.
Allora, in base ai dati scientifici a sua disposizione, non ci vuole nessun particolare "coraggio" ad adottare un FIV o un FeLV.
"No, adottare un gatto FIV è un atto di civiltà ed anche il modo migliore per salvarlo, non certo una questione di eroismo. Per un FeLV bisogna essere solo consapevoli che la maggior parte dei soggetti ha un’aspettativa di vita inferiore a quella di un gatto sano, e comunque che deve essere tenuto in casa per non diffondere il virus ad altri gatti".
In tema di prevenzione sanitaria, anche nei confronti di queste malattie, sappiamo che è fondamentale la sterilizzazione di maschi e femmine. Ma come dobbiamo considerare i gattini di madre FIV? Sono da considerare anche loro positivi?
"Assolutamente no. Anzi il più delle volte non sono FIV. Tieni presente che la probabilità di contrarre l’infezione direttamente dalla mamma è inferiore al 5%. I gattini possono contrarre l’infezione dalla madre solo se questa si è infettata nel primo terzo di gravidanza... quindi una probabilità piuttosto bassa; inoltre la mamma FIV può passare anticorpi con il colostro, e questi sono protettivi."
Da quanto ci hai detto emerge che adottare un gatto FIV non solo è possibile, ma nemmeno comporta nessun tipo di rischio. Ti chiediamo un’ultima cosa: la soppressione è scientificamente parlando un’opzione accettabile?
"Ti dico che non è assolutamente nessun motivo per sopprimere un gatto giovane FIV positivo a meno che non sia uno di quei rari casi che sviluppano malattie particolarmente gravi. Ci sono dal 5 al 10% di gatti FIV positivi che possono sviluppare delle forme neurologiche croniche debilitanti o dei tumori all’intestino (linfomi). In questi casi, come è ovvio, si tratta la malattia indipendentemente dal fatto che sia FIV. Però, oltre a questo non è nessun motivo per sopprimere un gatto FIV: proprio nessuno."
C’è la possibilità che le persone che hanno un gatto FIv o FeLV, possono essere loro stesse vettore della malattia, dal momento in cui vanno a casa di amici e parenti che ospitano mici sani?
Per la FIV non è assolutamente nessun rischio visto che il virus deve essere "iniettato" nel soggetto sano; per la FeLV esiste solo un rischio teorico, perché se è vero che si trasmette con le urine, le feci e la saliva che potenzialmente possono contaminare gli abiti e le scarpe, è anche vero che il virus è estremamente labile nell’ambiente e che non basta un semplice singolo contatto per contrarlo, bensì contatti prolungati.

(*) dott. Stefano Bo, rappresentante italiano del Board Representative of ESFM (European Society of Feline Medicine), Professore a Contratto in "Clinica delle Malattie Infettive del gatto" presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino e membro della "International FIP treatment task force", presidente senior della Societa Italiana di Medicina Felina