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Sofferenze per una falsa scienza: 20 risposte per dire No alla vivisezione!

 

1. Che cosa significa “vivisezione”?

La parola “vivisezione” letteralmente significa “sezionare da vivo”, con o senza anestesia. Nella sua pratica accezione comprende tutti gli esperimenti che si fanno su animali vivi (uomo compreso), allo scopo di: conoscere la funzione di certi organi, studiare l’azione delle sostanze negli organismi, esaminare la trasmissione delle malattie infettive, confermare la diagnosi di certe malattie. Chi esegue esperimenti su animali spesso preferisce usare il termine meno cruento di “sperimentazione animale”, che non richiama subito alla mente l’idea di tortura e violenza che si cela dietro questa pratica.

2. Chi fa vivisezione e dove?

Case chimico-farmaceutiche, istituti di ricerca, università, ospedali, enti spaziali e militari ovunque nel mondo.
Ci sono multinazionali farmaceutiche che hanno i loro laboratori privati, ma ci sono anche università dove si fa ricerca o dove si fa vivisezione a scopo didattico. Esistono anche centri che eseguono esperimenti “su commissione”: per esempio le ditte di cosmetici o di altre sostanze chimiche commissionano a questi laboratori i test per validare i loro prodotti.

3. Quanti animali sono impiegati in Svizzera nella ricerca?

Secondo i dati ufficiali forniti nel 2001 dall’Ufficio Federale di Veterinaria, in Svizzera sono stati utilizzati oltre mezzo milione di animali, con un incremento del 5,6% rispetto all’anno precedente, ma vi sono buone ragioni di credere che siano molti di più. Non vi è infatti
nessuna garanzia che i laboratori che effettuano esperimenti non sottoposti ad
autorizzazione (ovvero quelli considerati “non dolorosi”) abbiano denunciato il reale
numero di animali utilizzati per questo tipo di esperimenti, non essendoci a tal proposito
alcun obbligo di legge. Inoltre un animale può essere sottoposto a più esperimenti e
figurare una sola volta nelle statistiche.

4. Da dove provengono gli animali?

In alcuni casi vengono catturati nel loro ambiente naturale da trafficanti senza scrupoli, ma vi sono anche ditte che allevano apposta animali da vendere ai laboratori, questi ultimi conoscono quindi da sempre una vita fatta solo di reclusione.
Oppure ditte che vendono animali con particolari mutazioni genetiche che li rendono più adatti ad alcuni esprimenti.

5. A quali tipi di esperimenti sono sottoposti gli animali nei laboratori?


Effettuare vivisezione significa portare degli animali nei laboratori e sottometterli ad interventi e a test di ogni genere, in Svizzera come altrove: dai più comuni test di tossicità sui piccoli roditori (che comportano avvelenamenti e agonie atroci), agli altrettanto comuni test sul comportamento (che vengono spesso effettuati modificando le reazioni cerebrali con stimolazioni elettriche). Dai rapporti redatti dagli stessi vivisettori (vedi libro Olocausto) emerge una realtà raccapricciante: vengono ad esempio estirpati gli occhi a gatti e scimmie, oppure vengono loro asportate la calotta cranica per conficcare elettrodi nel cervello; ai cani viene aperto l’addome per provocare artificialmente ostruzioni intestinali o per legare i vasi sanguigni, gli vengono rotte le ossa per poi tentare di ripararle.
L’anestesia per legge può essere evitata se la finalità dell’esperimento lo richiede e comunque il risveglio dall’anestesia può comportare dolori allucinanti e la morte, per
l’animale, può rappresentare una vera e propria liberazione. Gli animali utilizzati
appartengono alle più svariate specie: in maggioranza sono roditori (topi, ratti, cavie, criceti, conigli, porcellini d’India), ma vengono usati anche pesci, anfibi, cani e gatti, maiali, scimmie, volatili, bovini, ovini e tartarughe.

6. Chi paga tutto questo?

Nella maggior parte dei casi sia gli animali sia gli strumenti per vivisezionarli sono pagati
con il denaro dei contribuenti, che i governi danno agli istituti di ricerca. Ma la vivisezione si finanzia anche con denaro privato, sottoforma di donazione, e con il denaro che le case farmaceutiche e le altre multinazionali versano per la ricerca.

7. È vero che la Svizzera possiede una legge severa riguardo alla sperimentazione animale?

Purtroppo no. La legge svizzera è molto permissiva anche confrontata con quella di altri paesi. In realtà anche la legge svizzera obbliga a testare tutte le nuove sostanze chimiche
che vengono messe sul mercato e permette che nei laboratori siano inflitti agli animali anche gli esperimenti più dolorosi senza anestesia: secondo l’articolo 16, comma 2, della legge sulla Protezione degli animali (LPDA), si può sperimentare senza anestesia se lo scopo dell’esperimento lo richiede. Questo significa dare ai vivisettori piena libertà.
Vi sono esperimenti molto crudeli (come ad esempio quelli riguardanti le reazioni delle aree celebrali e nervose) che richiedono che l’animale sia completamente sveglio.
I laboratori inoltre lavorano in modo segreto e quasi inaccessibile e anche le nostre
possibilità di conoscenza reale e quindi di intervento sono molto limitate. La verità è che la vivisezione è un crimine contro l’etica e un insulto contro la scienza: quindi non bisognerebbe regolamentarla, ma semplicemente abolirla.

8. È vero che la vivisezione è un “male necessario”?

È totalmente falso. Per quanto riguarda la ricerca medica questi esperimenti conducono spesso ad un vicolo cieco: un procedimento che induce artificialmente una malattia su
animali sani, non dà nessuna garanzia agli esseri umani perché
le reazioni fisiologiche variano moltissimo tra le specie e le malattie possono differire enormemente da quelle che si riscontrano naturalmente nell’uomo. La stessa cosa vale per i test di tossicità: è chiaro che sostanze diverse abbiano effetti diversi sulle varie specie a seconda del loro metabolismo e di molti altri fattori. Per ogni sostanza esisteranno alcune specie che reagiscono allo stesso modo e altre in modo completamente differente, ma per sapere effettivamente quale sarà l’effetto sull’essere umano bisognerà sperimentarla su quest’ultimo, rendendo così completamente inutile qualunque esperimento precedentemente effettuato su un animale. La vivisezione non serve neppure a fornire una prima indicazione di base, prima che le sostanze giungano agli esseri umani: la stricnina, ad esempio, è un potentissimo veleno per gli uomini e per i cani, mentre è totalmente innocua per le cavie, le scimmie e i polli. Alcuni altri esempi eclatanti:


Sostanza
Effetto


Amanita Phalloides
Velenosa per l’uomo
Innocua per il coniglio

Prezzemolo
Innocuo per l’uomo
Velenoso per i pappagalli

Morfina
Tranquillante per l’uomo
Eccitante per i cavalli e i gatti
Provoca convulsioni nei topi

Le sostanze usate per il doping dei cavalli durante le corse sono a base di morfina. Il cavallo la espelle col sudore e al controllo anti-doping non risulta niente.

Mandorle
Innocue per l’uomo
Velenose per volpi e polli

Digitale
Rimedio per le malattie cardiache nell’uomo
Provoca gravi e mortali ipertensioni nei cani

Talidomide
Teratogena per l’uomo
Innocua per ratti e topi

Arsenico
Mortale per l’uomo
Innocua per le pecore

Cicuta
Ha ucciso Socrate
Innocua per capre, pecore, cavalli


La vivisezione fornisce dati sbagliati anche nel campo degli agrochimici, degli additivi alimentari, dei coloranti, ecc. Basti ricordare i pesticidi cancerogeni che hanno
intossicato ed intossicano le derrate alimentari, o gli additivi che favoriscono processi
tumorali: tutti prodotti derivanti dalla vivisezione.


9. Allora perché si fa vivisezione?

Per ragioni economiche e legali. Questo metodo consente di mettere in commercio qualsiasi prodotto chimico con estrema facilità e quindi di aumentare gli introiti delle case farmaceutiche. Per legge i produttori sono obbligati a testare qualunque sostanza o farmaco nuovo, ma la legge permette di commercializzare un prodotto che su animali ha avuto effetti nocivi. La sperimentazione animale fornisce così una comoda (ma dannosa per noi) tutela giuridica alle aziende farmaceutiche. Ad esempio quando vennero messe in commercio
delle sostanze che avevano provocato cancro vaginale a tutti gli animali usati nella sperimentazione, la Wellcome si giustificò dichiarando: “Questi test, obbligatori per ottenere le autorizzazioni alla vendita del prodotto, non permettono di stabilire il minimo parallelo con l’uomo” (AAVV, Le Provençal, 18/12/89).
Per motivi di carriera: con gli esperimenti su animali si possono produrre facilmente molti articoli da pubblicare sulle riviste scientifiche, e più articoli si pubblicano (anche se di irrilevante portata scientifica), più rapida sarà la carriera del ricercatore.
Per inerzia: è difficile cambiare il modo di pensare di chi ha sempre creduto che questa
fosse la sola strada possibile, soprattutto quando dietro c’è l’enorme cifra d’affari generata
dal mercato della salute e della cosmetica. Nelle università spesso si fa vivisezione perché
“si è sempre fatto così”!

10. Ma senza questo tipo di ricerca perderemmo molti posti di lavoro!

E’ stato l’argomento dell’industria farmaceutica tutte le volte che abbiamo lanciato una
nuova iniziativa contro la vivisezione: noi abbiamo perso, loro hanno licenziato comunque!
I licenziamenti sono dovuti alle fusioni delle imprese e ad altre ragioni economiche.
Abolire la vivisezione significa invece dare più spazio alle nuove metodologie e significa anche offrire nuove opportunità ai ricercatori che vorranno sfruttare e approfondire queste conoscenze con ricerche e scambi internazionali.
Anche all’estero esistono forti movimenti contro la vivisezione che già si oppongono ai laboratori locali e a quelli che già oggi si trasferiscono dalla Svizzera per sfruttare
manodopera a basso costo, indipendentemente dagli animali. La perdita di competitività sul mercato nazionale e internazionale non è a rischio se si offrono solide opportunità, si resta all’avanguardia e si abbandona questo metodo vecchio e inaffidabile.

11. Essere contro la vivisezione vuol dire essere contro i farmaci?

Essere contro la sperimentazione sugli animali vuol dire essere contro questo modo di testare i farmaci e di fare ricerca in tutti settori. Le scelte terapeutiche sono individuali, anche se bisognerebbe evitare di finanziare coloro che vivono sulla sofferenza degli animali. E’ importante informarsi sui prodotti da boicottare, sulle terapie naturali più serie ed efficaci,
così come sui farmaci preziosi per la nostra salute e su quelli che presentano gravi effetti collaterali.

12. Il movimento antivivisezionista vuol far arretrare la ricerca medica?

No, al contrario! Vogliamo farla avanzare e far sì che garantisca risultati sempre più efficaci
ed applicabili all’uomo. La ricerca è assolutamente necessaria per il progresso scientifico
e, in particolare, per la medicina. Ma deve essere effettuata con metodi efficaci, che non richiedono il sacrificio degli animali. La vivisezione non è soltanto crudele: è antiscientifica.
Gli antivivisezionisti non sono contro la ricerca né contro tutti i farmaci, siamo contro questo modo di testare i prodotti farmaceutici e le sostanze chimiche e siamo contro i farmaci inutili o dannosi che vengono messi sul mercato anche dopo le obbligatorie prove su animali.

13. Ma se non si sperimenta sugli animali, bisogna sperimentare sull’uomo?

È falso! Anzi, proprio perché ogni specie animale reagisce in maniera diversa, i vivisettori sono obbligati a sperimentare comunque anche sull’uomo tutte le sostanze
sperimentate su animali. La situazione attuale è tale che, anche se una sostanza uccide
tutti gli animali su cui è stata sperimentata, deve obbligatoriamente essere sperimentata comunque sull’uomo (volontari sani, pazienti negli ospedali, giovani alla ricerca di facili guadagni).
La sperimentazione sull’uomo andrebbe anch’essa rifiutata per ragioni etiche: soltanto il cinismo di chi è abituato a torturare animali può ammettere di usare l’uomo come cavia.
Ci sono anche ragioni scientifiche: per esempio test su carcerati hanno dato risposte
differenti rispetto a test su cittadini liberi, perché le condizioni di vita influiscono in modo determinante sul risultato dell’esperimento!
Quindi, la comunità scientifica internazionale riconosce come NON valido sperimentare su uomini se questi vivono in condizioni artificiali (come può essere un carcere), ma riconosce come valido e obbligatorio per legge usare animali che sono di specie animali diverse,
che si ammalano di malattie differenti e che vivono comunque anch’essi in condizioni
artificiali all’interno dei laboratori.
La vera ricerca, oltre che coi metodi sostitutivi che non richiedono animali, è effettuata attraverso lo studio delle malattie umane, tramite i moderni strumenti di analisi non –invasivi
o attraverso le autopsie e le biopsie.

14. Non basterebbe ridurre il numero di esperimenti o il numero degli animali nei laboratori?

Assolutamente no! Innanzitutto perché spesso si tratta di false riduzioni: viene detto che si riduce il numero di animali impiegati al solo scopo di gettare sabbia negli occhi dell’opinione pubblica. In realtà quello che accade è che vengono effettuati esperimenti multipli sui medesimi animali e contemporaneamente vengono aperti nuovi laboratori.
Del resto il punto essenziale non è la riduzione, ma l’abolizione totale della vivisezione: gli esperimenti sugli animali sono pericolosi per la nostra salute e il loro pericolo resta tale anche se vengono diminuiti. Anche i risultati di un solo esperimento che ha dato
risultati diversi a posteriori, nel passaggio dall’animale all’uomo, possono causare migliaia
di morti, com’è già accaduto troppe volte!
Un male sociale, che è aberrazione etica e falso scientifico come è la vivisezione, non si riduce: si abolisce!

15. È vero che non si può fare a meno della vivisezione?

È assolutamente falso! Basta guardare le statistiche dei decessi dovuti a malattie che,
negli ultimi anni, sono state oggetto di ricerche costate miliardi di denaro pubblico e un’ecatombe di animali. La vivisezione non ha contribuito al miglioramento delle condizioni sanitarie, delle conoscenze alimentari, degli strumenti tecnici che oggi consentono il prolungamento della vita media e la possibilità di diagnosticare e curare molte malattie.
La storia della medicina ci insegna che i progressi fondamentali non hanno nulla a che
vedere con la sperimentazione sugli animali. Proprio perché una sostanza può dare risposte differenti, simili o identiche sugli animali e sugli uomini (ma lo sapremo solo a posteriori) si sono verificate anche positive coincidenze. Un esempio su tutti è la penicillina:
“Fu una fortuna che, nelle prove iniziali di tossicità, noi impiegammo i topi perché, se avessimo impiegato le solite cavie, avremmo concluso che la penicillina è tossica….” (dichiarazione di Sir Howard Florey, Premio Nobel insieme a Fleming e Chain per la scoperta della penicillina-1953).

16. Esistono metodi di ricerca che non richiedono l’utilizzo di animali?

Sì, ce ne sono molti. Parecchi di questi metodi sono più economici della vivisezione, come
ad esempio le culture di cellule (tessuti o organi umani) in vitro. In questo caso la
materia prima si può reperire gratuitamente nelle sale operatorie di tutto il mondo: tessuti umani asportati mediante operazioni chirurgiche o placenta post-parto, invece di essere
gettati o inceneriti, potrebbero fornire un ottimo materiale di ricerca.
Ci si può avvalere anche di simulazioni al computer in grado di riprodurre le reazioni dell’organismo umano a determinate sostanze. O anche l’epidemiologia, che studia la frequenza e la distribuzione delle malattie mettendole in relazione agli stili di vita e all’ambiente. Studi di questo tipo hanno ad esempio permesso di riconoscere la maggior parte dei fattori di rischio delle malattie cardiocircolatorie, quali l’ipertensione arteriosa, il fumo, il sovrappeso, l’ipercolesterolemia. Ci sono anche tecniche nuove che permettono di sostituire i test sugli occhi dei conigli con le lacrime umane e molti altri test ancora più sofisticati.

17. Perché questi metodi non sono impiegati come meriterebbero?

Perché i vivisettori non li sanno utilizzare e perché l’industria chimica dovrebbe riciclare
sia il personale sia gli impiegati, e questo costerebbe denaro. È per questo che coloro che traggono profitto dalla vivisezione dicono che questi metodi sono insufficienti e che la sperimentazione sugli animali non si può sostituire. Si tratta quindi di una questione economica. Queste persone tacciono su fatti evidenti e acquisiti da tempo: per esempio
che in tossicologia e in teratologia delle sostanze chimiche gravemente nocive per l’uomo, possono essere identificate soltanto attraverso culture di tessuti umani e non lavorando su animali.
Sono gli sperimentatori stessi a non credere nella validità dei test da loro effettuati, come dimostrano numerose testimonianze, tra cui: “E' impossibile fornire regole generali affidabili per la validità dell'estrapolazione dei dati da una specie ad un'altra. La regola va definita per ogni singolo esperimento, e spesso può essere verificata solo dopo le prime prove sulla specie target”. (Manuale della Scienza degli Animali di Laboratorio (Handbook of Laboratory Animal Science), 1995). Perciò se li eseguono ugualmente significa che per loro è semplicemente più conveniente.

18. Cosa ne pensano i medici?

Vi sono opinioni diverse, ma si constata sempre più una presa di coscienza da parte di
molti medici che si rendono sempre più conto dei gravi rischi causati dai prodotti derivanti dalla vivisezione e prescrivono ai loro pazienti farmaci meno dannosi e più efficaci. Bisogna
tenere presente che molti medici durante i loro studi hanno ricevuto una formazione
totalmente favorevole alla vivisezione e rimettersi in discussione non è sempre facile.
Molti ricercatori di fama internazionale, direttori di ospedali, professori universitari, chirurghi, oncologi, ecc… lavorano con noi per informare sui danni della vivisezione ed aiutarci ad abolirla.

19. E le manipolazioni genetiche?

Tramite l’utilizzo integrato di biochimica, microbiologia e ingegneria, dal 1973 l’uomo è capace di manipolare direttamente le molecole della vita: è capace di creare
microorganismi, vegetali o animali non esistenti in natura.
Suini e scimmie manipolati geneticamente per "assomigliare di più" all'uomo sono pronti per diventare donatori d'organi da utilizzare in trapianti interspecie (da animale all'uomo) comunemente definiti Xenotrapianti.
Con l’avvento dell’ingegneria genetica si sta cercando di creare animali che, possedendo
geni umani, possano ingannare il sistema immunitario del paziente e di fargli quindi
“accettare” l’organo animale geneticamente manipolato oppure possano simulare malattie umane che non si sviluppano negli altri animali.
Sono vari i motivi di preoccupazione riferiti a queste tipologie di manipolazioni genetiche:
Gli animali manipolati geneticamente saranno soltanto leggermente più simili all’uomo
ma continueranno a sviluppare malattie e a reagire alle sostanze chimiche in
maniera diversa rispetto all’uomo.
Il trapianto di organi animali nell'uomo permette a malattie infettive e virus di saltare le
comuni barriere difensive umane come la pelle o il tratto gastrointenstinale. Uno
xenotrapianto, e la collegata potenziale trasmissione di virus, avviene su un paziente
che ha le difese immunitarie azzerate (per evitare il rigetto) ed è quindi impossibilitato a difendersi.
In qualsiasi xenotrapianto avviene in qualche modo una "migrazione delle cellule"
con una veloce diffusione attraverso il flusso sanguigno. Il paziente cui viene trapiantato il fegato di un animale, avrà cellule di animale insediate nella pelle, nel cuore, nel naso ed in molti altri organi, con conseguenze imprevedibili!
La manipolazione genetica su animali sarà il futuro della vivisezione.
Opponiamoci fin d’ora a queste aberrazioni!

20. Cosa possiamo fare noi concretamente?

• Usare prodotti non testati su animali.
• Scegliere con attenzione i destinatari delle donazioni ad associazioni per la ricerca
medica: in molti casi parte del denaro viene utilizzato per finanziare ricerche che utilizzano animali.
• Partecipare alle manifestazioni e alle campagne di protesta organizzate dalle varie associazioni animaliste, collaborare o organizzare stand informativi nella vostra regione, scrivere lettere ai mezzi di informazione o alle autorità, ecc.
• Informarsi ed informare. Distribuire giornali e volantini, organizzare conferenze o eventi di sensibilizzazione sul tema nelle scuole o in altri luoghi pubblici, chiedendoci un relatore
esperto o materiale (per informazioni contattateci al numero 091/ 970 19 45 o scriveteci
un e-mail a: infoatra@bluemail.ch)

Il movimento antivivisezionista ha bisogno anche di voi:
bisogna unirsi per essere sempre più forti. Contattateci!