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TERRA NAUTA
16 APRILE 2009
Vivisezione: un male di cui liberarsi
I laboratori delle case farmaceutiche e di cosmesi costituiscono
ancora oggi luoghi di tortura per topi, conigli, scimmie e tanti
altri animali legalmente torturati per la sperimentazione. Dinanzi a
queste atrocità non bisogna chiudere gli occhi ma, al contrario,
guardare, capire, riflettere e, soprattutto, dire basta.
GIOVANNI DI STEFANO
Alludire la parola vivisezione la prima reazione è quella di volerne
distogliere subito il pensiero, magari chiedendo al proprio
interlocutore di cambiare immediatamente argomento a causa di una
propria personale ipersensibilità nei confronti degli esseri viventi
e di ogni forma di tortura che li vede vittime indifese. Quante
volte gli animalisti, nel desiderio di informare, semplicemente, il
prossimo sulle atrocità compiute nei laboratori di vivisezione in
nome della scienza, si sono sentiti ripetere la frase non mi dire
nulla di più per favore, non lo posso sopportare? Tante. A quel
punto alcuni obbediscono, preoccupati più di non provocare un
momentaneo turbamento in chi hanno di fronte che di aprire loro gli
occhi su ciò che realmente avviene a danni di milioni di animali, e
a cui spesso ci si può opporre, tra laltro, semplicemente facendo
attenzione a cosa si mette nel carrello della spesa. Ad altri
invece, per fortuna, preme di più la verità: che la gente almeno
sappia quali orrori si nascondono tra le pareti dei laboratori delle
principali case farmaceutiche e di cosmesi, perché questo avviene
ancora oggi nella più totale legalità, ed infine cosa può fare il
cittadino per manifestare il proprio dissenso. In base ad una
recente indagine risultano essere circa 115 milioni gli animali
complessivamente detenuti e sfruttati nei laboratori di vivisezione
di tutto il mondo. Di questi, circa l80% sono roditori (ratti,
cavie, topi, criceti), e il restante 20% cani, gatti, conigli ma
anche asini, bovini e piccole scimmie. Tuttavia si tratta di cifre
sicuramente sottostimate (complessivamente potrebbero essere 300
milioni, considerando gli animali non conteggiati nei dati
ufficiali) a causa della mancata registrazione da parte dei
laboratori di tutti gli animali realmente utilizzati. Si pensi che
per esempio negli Stati Uniti le statistiche tengono conto solo di
alcune specie di animali per i dati ufficiali, ma se venissero
conteggiati tutti quelli realmente usati (quindi anche uccelli,
topi, pesci, anfibi e rettili) il loro numero salirebbe da appena un
milione a 34 milioni
A proposito dell incertezza dei dati a disposizione e dell enorme
difficoltà nel reperirli la BUAV afferma: "E sconvolgente che così
pochi paesi ritengano importante contare il numero di animali che
soffrono nei loro laboratori. E' impossibile avere un dibattito sul
ruolo degli
esperimenti sugli animali nel 21esimo secolo, quando il numero
ufficiale degli animali coinvolti e' cosi' sottovalutato. Ciò
significa che un'enorme quantità di sofferenza viene semplicemente
ignorata, e gli sforzi volti a sostituire l'uso degli animali nella
ricerca con tecniche più moderne viene ostacolato. La vivisezione è
considerata uno dei più controversi campi di utilizzo degli animali,
e' giunto il momento che i governi di tutto il mondo portino alla
luce la verità. Di tutti gli esperimenti condotti suquesta
vastissima popolazione di animali solo il 30% riguarda la medicina,
mentre il 70% serve a testare prodotti cosmetici, detergenti,
formule industriali (detersivi, saponi, inchiostri, ecc.) o belliche
(gas tossici, radiazioni nucleari, armi batteriologice, nuovi
proiettili, ecc. ); infine, una piccola percentuale viene fatta a
scopo didattico-dimostrativo nelle scuole. Tutti gli animali da
laboratorio sono destinati, come facilmente intuibile, a non morire
di morte naturale bensì ad essere, prima o poi, uccisi. I più
fortunati moriranno prima; gli altri, sottoposti a test più lunghi o
a più esperimenti consecutivi, dovranno agonizzare per un tempo
maggiore, ma poi l epilogo sarà lo stesso. L aspetto tragico della
vivisezione, come è evidente, non è la morte dell animale in sè, ma
tutto ciò che la precede. A questo proposito il punto cruciale del
problema risiede nel corretto utilizzo dell anestesia, in grado di
ridurre drasticamente le agonie delle malcapitate creature durante l
esperimento e quindi di eliminare quella sofferenza che è atroce,
infinita, intollerabile. L anestesia invece non viene sempre
praticata e spesso dura solo una parte dell esperimento, ma anche
qualora il suo effetto durasse per tutto il test l animale
sottoposto soffrirebbe comunque per il dolore che si protrae
normalmente ben oltre la fine dell operazione. La totale negligenza
nella pratica di un anestesia corretta, che copra tutto il periodo
di dolore, non ha nessuna motivazione se non quella economica:
pur di non spendere soldi, o di non perdere tempo per l anestetico
si lascia che l animale, già sofferente per la condizione di
prigionia e di privazione estrema conseguente al suo essere animale
da laboratorio, soffra e agonizzi all infinito. Non ha importanza,
perché tanto è …solo un animale. Non ci sarà nessun avvocato a
difenderlo. In qualunque modo l animale venga trattato saranno in
pochi a saperlo: il vivisettore stesso e, forse, pochi altri
colleghi, che in quanto tali non avranno nulla da obiettare. Dopo
tutto quando c è di mezzo la scienza, qualcuno deve sempre
sacrificarsi. E così i vivisettori si mettono la coscienza a posto.
Ma sarà veramente così?
La sperimentazione animale, dicevamo, viene percepita come un
qualcosa di terribile, di agghiacciante. È proprio il rifiuto dell
opinione pubblica a volerne sapere di più che riduce la vivisezione
sempre e solo ad un qualcosa di molto nebuloso.
Come conseguenza di questa ignoranza diffusa sul tema si ha
un�opinione pubblica che si esprime attraverso una serie di frasi
fatte e senza nesso logico, come per esempio quella più classica in
assoluto: �meglio salvare un bambino che un cane. La frase,
perfettamente
condivisibile nel contenuto, anche dagli antivivisezionisti, pecca
invece gravemente nel presupposto, e cioè che sia inevitabile
sacrificare uno dei due: uomo o animale. Al contrario il movimento
antivivisezionista, composto oltre che da comuni cittadini anche da
moltissimi medici ed esperti in materia sostiene che con i metodi
alternativi a quelli tradizionali che impiegano animali, metodi che
già esistono da tempo e vengono in parte applicati,
non solo è possibile risparmiare inenarrabili sofferenze a milioni
di poveri animali ma anche e soprattutto avere la garanzia di un
risultato molto più affidabile e realmente scientifico in quanto
questi metodi utilizzano come modello di studio direttamente l uomo
e non più l animale. Il vantaggio, non da poco, è di avere risultati
tangibili già definitivi, nel senso che non necessitano di
successive estrapolazioni e correlazioni
con altre specie, perché già si riferiscono alla specie giusta:
quella umana. Per la ricerca biomedica di base i metodi alternativi
si avvalgono di dati epidemiologici e statistici, colture in vitro
di tessuti o di interi organi umani, dello studio diretto dei
pazienti tramite i moderni strumenti di analisi non-invasivi, infine
di autopsie e biopsie; per i test di tossicità in campo cosmetico si
lavora molto con le colture di cellule e di tessuti umani o modelli
matematici computerizzati; infine per la didattica esistono ormai
centinaia di metodologie
alternative già validate: modellini, manichini e simulatori
meccanici computerizzati, film, video ecc. I metodi alternativi,
benché veramente scientifici e sicuramente promettenti, stentano a
decollare a causa di un'insormontabile barriera burocratica che
prevede un iter,
per la loro validazione ai fini dell applicabilità, molto lungo e
oneroso (può durare molti anni). Un criterio di validazione, quello
in atto per i metodi alternativi, che, è bene dirlo, è da
considerarsi inaccettabile in triplice misura. In primo luogo perché
il metodo da validare viene ritenuto idoneo solo se riesce a
fornisce dati simili a quelli ottenuti, in passato e per le medesime
sostanze, con la sperimentazione animale. Un
criterio questo del tutto irrazionale e antiscientifico in quanto i
risultati andrebbero semmai confrontati con quelli già noti
sull'uomo: si parla di sostanze già sperimentate, quindi già in
commercio e sulle quali sono pertanto già noti gli effetti sull�essere
umano; per cui perché
prendere come riferimento i risultati ottenuti sui topi, ratti o
altri animali, anche quando peraltro sono spesso diversi da quelli
riscontrati successivamente sul corpo umano?
Inoltre, non ha senso confrontare i dati ottenuti da un organismo in
toto con quelli di una coltura cellulare umana. Questi ultimi sono
parziali,
ma danno informazioni certe per l'uomo, invece i test sugli animali
sono più completi (ossia sarebbero ovviamente molto utili se noi
volessimo conoscere gli effetti del cancro su di loro e non sull�uomo!)
ma danno informazioni incerte, e quindi irrilevanti o peggio
fuorvianti,
riguardo all'effetto sull'organismo umano. Infine, e qui siamo al
paradosso, i test su animali correntemente utilizzati, riconosciuti,
ufficiali e quindi perfettamente legali, non sono mai stati
validati! E ora questi stessi test vengono innalzati a metro di
giudizio per la
validazione di quelli nuovi, alternativi alla sperimentazione
animale. A questi ultimi cioè si richiede, per essere riconosciuti
idonei, di produrre risultati simili a quelli ottenuti con la
sperimentazione animale (i cui test sono spesso tra l�altro
estremamente datati,
alcuni risalenti addirittura al 1930), la quale esse stessa non è
mai stata sottoposta a nessun tipo di verifica, bensì, venne a suo
tempo presa per buona a priori, non si capisce in base a quale
evidenza scientifica, viste le macroscopiche differenze biologiche
tra uomo e animale. È un po' come mandare il proprio figlio a
prendere lezioni di una materia per conseguirne un diploma, in una
scuola che non ha alcun titolo per farlo.
La sperimentazione animale è entrata di diritto nelle linee guida,
accettate a livello mondiale, dell' Organizzazione per la
Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD - Organization for
Economic Cooperation an Development) senza alcuna validazione.La
vivisezione si basa su un presupposto completamente sbagliato, la
cui gravità è fin troppo evidente: ogni specie è differente, per
metabolismo e altri parametri fisiologici, di conseguenza nessun
risultato conseguito su una specie animale potrà mai essere
estrapolato con certezza su un'altra. In altre parole, ogni specie è
un modello valido di sperimentazione solamente per la propria stessa
specie e per nessun' altra.La strada che porta a liberare gli
animali dagli
strumenti di contezione e dagli stabulari dei laboratori si
costruisce solo quindi continuando a dimostrare che tanta
sofferenza, oltre che immorale e indegna di una società civile, è
inutile per il benessere e la salute umana. E' necessario
dimostrarlo con i dati scientifici,
confrontando quelli affidabili e certi che emergono dallo studio di
cellule umane con quelli che derivano dai metodi tradizionali che
analizzano l animale, estremamente variabili a seconda della specie
utilizzata, quindi pericolosi e fuorvianti se presi per buoni nella
formulazione di cure o farmaci per l uomo.
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